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SOSTANZE D'ABUSO
 
NUOVE SOSTANZE PARTE 2
Antecedenti della disponibilità a sperimentare le sostanze psicotrope
Anche la disponibilità a sperimentare per la prima volta le sostanze psicoattive non può essere considerata una semplice "scelta" dell’adolescente, fondata soltanto su elementi casuali o sul condizionamento del gruppo di coetanei. Gli studi prospettici, che iniziano a valutare i bambini precocemente, negli anni della scuola elementare, hanno dimostrato che la disponibilità a provare le droghe illegali durante l’adolescenza è significativamente più elevata nei soggetti che mostrano propensione alla ricerca di sensazioni forti (novelty seeking), minor controllo comportamentale e impulsività, temperamento aggressivo, scarsa autostima, elevati livelli di stress, difficoltà di adattamento, scarsa percezione del futuro e del supporto dei genitori (Poikolainen, 2002; Wills et al., 1995, 1996, 2000). Tutte queste attitudini, rilevabili molti anni prima dell’assunzione delle droghe, non sono certo riconducibili a "scelte" occasionali e casuali da parte degli adolescenti. Avere una buona considerazione di sé, capacità progettuali, percezione del futuro e controllo comportamentale è frutto di una serie di vantaggi nella storia evolutiva, non di casualità!
Ad esporsi alle droghe per sperimentarle, anche in modo ricreazionale, sono per la maggior parte gli adolescenti che "non stanno del tutto bene con se stessi". Un nostro recente studio (Gerra et al., in press) mostra una significativa associazione tra maladattamento sociale, aggressività, ricerca delle sensazioni forti e disponibilità a sperimentare le droghe illegali, o ad abusare di alcool, tra gli studenti della scuola superiore. In aggiunta, ad una valutazione retrospettiva della percezione delle cure da parte dei genitori, emergeva che la difficoltà di adattamento sociale e la propensione all’aggressività, considerate come fattori di rischio per l’uso di sostanze, correlavano con una ridotta percezione delle cure dalla madre.
Le pressioni del gruppo di coetanei nel condizionare all’uso delle droghe e all’abuso di alcool sembrano sì influenzare il comportamento degli adolescenti nell’adolescenza media (14-16), ma a loro volta gli atteggiamenti temperamentali e della personalità possono influire sulla scelta del gruppo, sulla affiliazione alle compagnie devianti, nel corso dell’adolescenza precoce (11-13)(Wills, 2000). Dunque le sostanze d’abuso come condizioni di rischio per gli adolescenti e i giovani con storie di svantaggi e di difficoltà relazionali, non come scelte operate in modo colpevole e irresponsabile: un difficile temperamento con i suoi correlati biologici, un conseguente attaccamento povero e disorganizzato tra genitori e figli, una condizione di "impopolarità" e difficoltà nell’ambito della scuola, l’affiliazione a coetanei devianti, tutti questi elementi concorrono ad una dimensione del rischio che in certi casi può anche prescindere dalle scelte educative della famiglia.

Condizioni a rischio per lo sviluppo di disturbi da uso di sostanze
La condizione di disagio degli adolescenti è contrassegnata dall’apparire di forme inconsuete e nuove per intensità e incidenza, e che in altre epoche non erano rilevabili forse in relazione a fattori socio-culturali, differenti dinamiche relazionali ed elementi diversi del contesto ambientale. Se si considerano le osservazioni dei sociologi e degli psicologi evoluzionisti, i repentini cambiamenti che si sono prodotti nella realtà sociale nelle ultime decadi includono elementi, non sempre facili da identificare, capaci di "ferire" i bambini e gli adolescenti più di quanto non accadesse alla metà del secolo scorso. Tra questi appaiono più evidenti l’instabilità della famiglia, la riduzione degli spazi per relazioni interpersonali non strumentali, l’esposizione a un clima di disattenzione e in qualche caso di violenza in cui i bambini si trovano a crescere, la crisi delle ideologie politiche e delle fedi religiose con un impoverimento della percezione del futuro e delle risposte ai quesiti di senso.
Una diffusa condizione diagnosticabile già nel bambino tra i tre e i sei anni, che può accompagnare tutta l’età evolutiva, persistendo sino alla prima giovinezza, è quella caratterizzata da un deficit della percezione delle gratificazioni (Blum et al., 2000), o meglio, l’incapacità a dilazionare la fruizione delle gratificazioni stesse. Si parla di comportamento impulsivo-addittivo-compulsivo o di "reward deficiency sindrome", che potrebbero essere connotati da alterazioni recettoriali del sistema della dopamina geneticamente trasmesse, nonché da alterazioni del sistema della dopamina indotte da problematiche ambientali e relazionali, e che comprendono la propensione alla tossicodipendenza e all’alcoolismo (Blum et al., 1995). Estremamente vicine a questo quadro, e forse connesse per gli aspetti biologici, le forme di iperattività con deficit d’attenzione, alcune verosimilmente associate a un vero e proprio stato di malattia, che sarebbe connesso a una caduta della inibizione adrenergica del locus coeruleus, a una elevata concentrazione del transporter della dopamina a livello cerebrale, con una riduzione della percezione delle gratificazioni, a causa di un rapido reuptake della dopamina sul versante pre-sinaptico (Volkow et al., 2000). In altri casi il tratto iperattivo e le difficoltà attentive appaiono più sfumati e coinvolti con elementi relazionali e ambientali, con le dinamiche familiari e la sicurezza del supporto parentale. Il bambino e l’adolescente iperattivo, esposto alle inevitabili reazioni negative degli adulti, è a rischio per lo sviluppo di forme disreattive e oppositive, con riduzione dell’autostima e un elevato rischio dell’approdo alle sostanze d’abuso (Mannuzza e Gittelman 1985). Le problematiche dell’attenzione non sono confinate alla scuola ma presenti in più setting, quali il gioco, lo sport e l’ambiente domestico, determinando problematiche estese a tutti i settori della vita dell’adolescente. E’ evidente quanto la diffusione di sostanze, come la cocaina e le amfetamine, che sono capaci proprio di elevare i livelli della dopamina entro la sinapsi, corrisponda a un possibile link auto-terapeutico per questi soggetti. Da parte di questi adolescenti non sarà difficile sentir affermare "la cocaina mi calma", con una asserzione che apparirebbe del tutto inaspettata in riferimento all’impiego di uno psicostimolante.
Sempre da annoverare tra le forme di disagio non conclamate, e non incluse tra i disturbi clinici considerati dalla psichiatria ufficiale, è quel livello di malessere connesso con la povertà della formazione socio-morale, che da alcuni è stato definito "sindrome etica" (Andreoli, 1994), cioè un tale livello di fragilità dei riferimenti valoriali da tradursi in aspetti sindromici e quindi di malattia. Questi adolescenti, completamente polarizzati sul denaro, sulla possibilità di spendere per acquistare oggetti connessi simbolicamente allo stato sociale, possono commettere reati e il giorno successivo buone azioni senza cogliere la differenza: vivono con la famiglia, che immaginano come un "salvadanaio" da svuotare, solo relazioni strumentali e si percepiscono come "locomotive senza binari", la cui identità è data solo dal vivere alla giornata e dal circondarsi di beni di consumo. Anche questi giovani utilizzano le sostanze con facilità e sostituiscono le emozioni dei sogni e dei progetti per il futuro con le emozioni ottenute farmacologicamente. Ancora più problematico e più facile al rischio di evoluzione verso l’assunzione di droghe, è il disordine della condotta: questo bambino, portato ai conflitti, agli agiti violenti, a mentire e rubare sistematicamente, a fuggire di casa adattandosi a vivere in ambienti marginali, non è in grado di accettare anche minime regole di comportamento (McGloin et al., 2001) . Il suo modo di essere lo rende rapidamente impopolare nei confronti dei coetanei e degli insegnanti, con una conseguente cristallizzazione della identità personale sino all’età adulta, e alla evoluzione nella personalità antisociale.
Al polo opposto, si trovano ad essere vulnerabili per lo sviluppo di dipendenza e abuso dalle sostanze psicotrope gli adolescenti caratterizzati da timidezza estrema (Sloboda, 1997), tendenza all’evitamento e all’ansia sociale. L’ansia da separazione nei confronti dei genitori e una tendenza ai disturbi psicosomatici si manifestano in combinazioni variabili in questi adolescenti: la storia è quella di un bambino facile ad ammalarsi, con una madre eccessivamente preoccupata e possessiva, con un temperamento che tende all’evitamento del pericolo ed è abituato a un continuo supporto sul versante emotivo. Durante l’adolescenza proprio questi soggetti, con difficoltà dell’esposizione al confronto con gli altri e incertezza nelle relazioni interpersonali, svilupperanno anche le forme di dipendenza non farmacologica caratteristiche del nostro tempo: la dipendenza da internet e dal computer, la dipendenza dalla TV, dai videogames e dai giochi di ruolo, tutte condizioni capaci di mediare l’impatto diretto con le relazioni, e spesso sovrapposte all’assunzione di sostanze.
A costituire quadri sub-clinici di disagio, si devono anche considerare le forme non conclamate dei disturbi dell’alimentazione; condizioni che, senza presentare i criteri diagnostici della vera e propria anoressia e bulimia, appaiono indurre notevoli alterazioni della qualità dell’alimentazione, con significativi squilibri nei confronti della componente carboidratica, degli zuccheri semplici, e la irregolarità dell’assunzione del cibo, confinata al di fuori dei pasti principali: è noto quanto frequenti siano le forme che da semplici disturbi dell’alimentazione, in particolare per la bulimia, evolvono verso il consumo di sostanze psicotrope e l’abuso di alcool (Dunn et al., 2002).
Da ultimo non è possibile dimenticare le problematiche che, nel nostro tempo, coinvolgono gli adolescenti rispetto allo sviluppo dell’identità di genere: non è raro imbattersi in condizioni che, in relazione al venir meno delle connotazioni del genere maschile e femminile culturalmente accettate sino a qualche anno fa, presentino, indipendente da una omosessualità vera e propria, difficoltà alla identificazione con il proprio genere e alla interazione con l’altro sesso. Anche questo malessere e questa incertezza dell’identificazione con il proprio genere, una notevole ansia connessa alle relazioni con l’altro sesso e all’accettazione dell’"alterità" facilitano il ricorso alle sostanze psico-attive.
La mentalità che porta a considerare la propria persona come un oggetto strumentale, per il divertimento o per la carriera, per i record sportivi o per le performance sessuali apre la strada, in adolescenti vulnerabili, alle esperienze con le droghe e con l’alcool, quasi a voler provare le capacità del cervello anche in questo caso in modo strumentale e riduttivo. Il fatto di essere "utilizzabili" da parte di se stessi, il fatto di possedersi e di potersi usare, e quindi la perdita della concezione per cui la persona sarebbe un bene "indisponibile a se stessa", proprio per il suo valore inestimabile, è sottolineato in alcuni sottogruppi di adolescenti da forme più o meno pesanti di pearcing e di tatuaggio, che in modo quasi assoluto correlano con la disponibilità a trasformare non solo il corpo, ma anche il cervello, il comportamento e le reazioni emotive con le sostanze psicotrope.

Fattori protettivi
Sempre maggior chiarezza è stata fatta oggi, in ambito scientifico, anche sui meccanismi di "resilience", i fattori protettivi, che allontanano un adolescente dal rischio delle droghe e dell’abuso di alcool, anche a partire da condizioni di vulnerabilità psico-biologica iniziale. In sintesi il preadolescente che è aiutato a sviluppare una buona progettualità, un forte senso di appartenenza alla famiglia, alla scuola e al suo ambiente, un notevole grado di successo scolastico e di autostima, ed equilibrate relazioni interpersonali sarà indisponibile persino ad incontrare la nicotina, da cui invece l’adolescente in difficoltà è attratto sin dai primi anni delle scuole medie (Sloboda, 1997). Figure vicarianti come insegnanti, educatori, parenti di secondo grado possono in questo vicariale il ruolo di genitori problematici, a condizione che la relazione interpersonale si instauri in modo precoce e continuativo. In particolare gli ambienti del volontariato, dell’impegno sociale gratuito, dell’associazionismo giovanile improntato a dimensioni valoriali appaiono capaci di orientare al di fuori del rischio delle droghe anche gli adolescenti più compromessi e con problematiche personali serie.

Fattori di rischio Fattori protettivi
Nucleo familiare caotico con disturbi psichiatrici Senso di appartenenza alla famiglia e alle istituzioni pro-sociali (scuola, volontariato)
Scarso attaccamento materno in bambini con temperamento problematico Buona performance scolastica e controllo degli impulsi
Aggressività e timidezza eccessive Monitoraggio accurato dell’adolescente, con chiare regole di comportamento
Scarsa performance scolastica Coinvolgimento dei genitori nelle vite dei figli
Mancata adesione degli adulti alle norme sulle droghe illegali Convinzione da parte degli adulti e profonda adesione alle norme sulle droghe illegali

National Institute on Drug Abuse (NIDA: Sloboda, 1997)

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