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SOSTANZE D'ABUSO
 
CRAVING: ASPETTI COMPORTAMENTALI E BIOLOGICI - PARTE 3

Durante la astensione dalle sostanze l'effetto priming della esposizione alla droga o all'alcool incrementerebbe di nuovo i livelli tonici di dopamina, con la necessità di riutilizzare le sostanze per ritornare alla condizione "fasica".


Fig 21


Questo delicato equilibrio tra fase tonica e fasica della secrezione della dopamina sarebbe comunque molto precario, con un rischio di scompenso facile alla ricaduta (Grace, 2000). In ogni caso, è stato dimostrato che i neuroni mesolimbici dopaminergici sono attivati già nella fase che anticipa l'assunzione di alcool, verosimilmente a supporto della percezione della urgenza di bere, del tutto precedente rispetto alla assunzione di etanolo (Katner and Weiss, 1999).


Fig 22


.

Il craving sarebbe dunque espressione, dal punto di vista biologico, di una interazione tra questa mobilitazione delle vie dopaminergiche indotta dalla sostanza e le alterazioni delle monoamine connesse con la vulnerabilità: negli alcoolisti infatti sono stati rilevati, in relazione con il craving, una ridotta concentrazione di MHPG, catabolita delle catecolamine, e una elevata concentrazione di acido omovanillico (HVA), espressione del turnover della dopamina (Petrakis et al.,1999).


Fig 23


In contrasto con queste evidenze, il test alla apomorfina, capace di valutare, attraverso le risposte in GH, la funzione dopaminergica, non avrebbe mostrato correlazioni tra funzione della dopamina e livelli di craving (Wiesbeck et al., 2000).


Fig 24


Recenti studi sottolineano come il craving, considerato un processo cognitivo complesso che include l'urgenza di impiegare la sostanza e la consapevolezza del rischio, non è obbligatoriamente connesso con i rischi della ricaduta: anzi al contrario in alcuni casi lo stato conflittuale interno che corrisponde al craving può rivelarsi addirittura protettivo rispetto al reale impiego della sostanza. Questa condizione di conflitto indurrebbe a un allarme nei confronti dell'abuso di droghe (Rohsenow and Monti, 1999).


Fig 25


Diversi modelli e diverse vie possono avviare il processo della ricaduta evocando il craving: sebbene l'esposizione ai cue, lo stress, l'effetto priming del contatto con la sostanza, le condizioni del tono dell'umore, tutte queste dimensioni concorrano a incrementare il rischio della ricaduta (Spanagel, 2000),


Fig 26


appare sempre più evidente comunque che il verificarsi della ricaduta non è strettamente collegato e obbligatoriamente correlato all'entità del craving (Drummond et al., 2000).


Fig 27


Per ciò che concerne le misurazioni del craving, è nota la semplice metodologia che impiega un analogo visuale di 100 mm; l'urgenza di impiegare la sostanza può anche essere misurata attraverso il persistere dei disturbi astinenziali, in particolare l'insonnia. Si parla di "situational craving" e cioè una condizione in cui le misure del craving dipendono dalla esposizione a fattori ambientali: così anche l'esposizione sperimentale ai cue dovrebbe tener conto degli aspetti connessi con specifiche "situazioni" ambientali in cui l'elemento trigger è inserito (Meyer, 2000).


Fig 28


Le varie possibili tipologie di fattori trigger sono elencate nella seguente tabella.


Fig 29


Emergono diverse vie sensoriali, strategie relazionali e fattori intrapsichici come possibili scatenanti del craving. Da ultimo occorre menzionare importanti studi di brain imaging che tentano di rispondere a un interrogativo sul craving rimasto ancora senza soluzioni: perchè dopo tanti anni di tossicodipendenza, al momento in cui la tolleranza ha vanificato gli effetti gratificanti della sostanza, e nella fase in cui prevalgono gli effetti avversi, il soggetto tossicodipendente continua nel comportamento compulsivo nei confronti della droga? La risposta sembra essere stata intuita attraverso gli studi di Nora Volkow che mostrano una abnorme attivazione del "drive", cioè il nucleo orbito-frontale nella corteccia cerebrale, con una autonomizzazione rispetto ai nomali imput provenienti dal sistema della gratificazione. Il nucleo che appunto sintetizza le afferenze al fine di produrre decisioni comportamentali e risente dei meccanismi condizionati diverrebbe iperfunzionante e incontrollabile:


Fig 30


(Volkow and Fowler, 2000) mostra tale iperattività del nucleo orbito-frontale in correlazione con elevati livelli di craving.

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